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Il Tribunale di Budapest rigetta le misure cautelari richieste dallo IOR

2021-03-08

Il Tribunale Metropolitano di Budapest ha rigettato le misure cautelari richieste dall’Istituto per le Opere di Religione (IOR) al fine di bloccare la vendita da parte della società ungherese Tozsdepalota Kft del Palazzo della Borsa di Budapest, uno dei più prestigiosi edifici della capitale ungherese.

Nel 2019 lo IOR ha ottenuto dal Tribunale di Malta un provvedimento cautelare con cui è stata proibita la vendita delle azioni detenute dal fondo maltese Futura Funds SICAV plc nella società lussemburghese Cougar Real Estate Sa nonché la vendita delle azioni detenute da quest’ultima nella società ungherese Tozsdepalota Kft. Lo IOR ha successivamente accusato, inter alia, le predette società di voler aggirare il divieto mediante la vendita del Palazzo di Budapest, ma il Tribunale di Budapest – in conformità alla decisione resa dallo stesso Tribunale di Malta adito dall’Istituto ad agosto 2020 – ha confermato che nessun provvedimento cautelare maltese vieta la vendita dell’immobile che può essere liberamente ceduto.

Si tratta di un significativo passaggio nella controversia legale che oppone il gestore di fondi immobiliari Optimum Asset Management allo IOR.

Come noto, lo IOR non ha onorato l’impegno di versare ulteriori 24 milioni di euro assunto nel 2013 quale investitore esclusivo del comparto Ad Maiora del fondo regolamentato lussemburghese Optimum Evolution Fund SIF in relazione all’investimento nel comparto Kappa di Futura Funds Sicav plc, piattaforma maltese di Optimum Asset Management.

Tale investimento riguardava l’acquisto del credito deteriorato originariamente detenuto da una banca ungherese nei confronti di Tozsdepalota Kft (ai tempi sottoposta a una procedura concorsuale) al prezzo di 20,4 milioni di euro e la sua conversione in capitale della predetta società. Obiettivo dell’operazione era acquisire lo storico palazzo della Borsa di Budapest, riqualificarlo e rivenderlo.

Lo IOR, tuttavia, a causa delle proprie policy, aveva comunicato di non essere disponibile a investire in un credito deteriorato relativo a una società sottoposta a una procedura concorsuale in quanto ritenuto troppo rischioso (seppur meno caro), ma che sarebbe stato invece interessato a investire nella società proprietaria dell’immobile una volta risanata a cura di un soggetto terzo, al fine di evitare ogni rischio di coinvolgimento in una procedura fallimentare.

Allo IOR è stato quindi proposto di investire nella partecipazione indiretta della società proprietaria dell’immobile in bonis: Tozsdepalota Kft è stata così acquisita da Cougar Real Estate SA (per il 90%) e risanata completamente anche con l’ausilio di un operatore internazionale specialista in questo genere di operazioni di ristrutturazione. Kappa ha, quindi, acquisito il 100% delle quote di Cougar Real Estate al prezzo di 32 milioni di euro.

Lo IOR aveva volontariamente scelto questa seconda soluzione, decisamente più conservativa e in linea con il profilo di rischio del tempo dell’Istituto. Da notare che il prezzo di acquisto della partecipazione era risultato a premio rispetto al valore dell’immobile, ai tempi stimato da Jones Lang LaSalle (leader mondiale nelle valutazioni immobiliari) in 40 milioni di euro. L’attuale valutazione dell’immobile, sempre compiuta da Jones Lang LaSalle, è di ben 56 milioni di euro.

Lo IOR si era impegnato a investire nel comparto Kappa fino a 41 milioni di euro, ma poi ne ha versati solo 17, costringendo il comparto Kappa ad agire, in via riconvenzionale nell’ambito del giudizio promosso dallo IOR a Malta, per ottenere il pagamento dei residui 24 milioni di euro.

La retromarcia dello IOR nasce da questioni interne all’Istituto ed è stata avviata dalla nuova gestione, dopo le dimissioni di Papa Benedetto XVI e la successiva elezione di Papa Francesco, al solo fine di attaccare strumentalmente gli amministratori in carica ai tempi dell’investimento nel fondo Kappa. “Quanto sopra – ha commentato Andrea Suriano, General Counsel/Head of Legal and Compliance di Optimum - è dimostrato dal fatto che lo IOR si sta oggi irragionevolmente opponendo alla vendita del palazzo della Borsa di Budapest al prezzo di 56 milioni di euro, che è coerente con la più recente valutazione di Jones Lang LaSalle ed esprime un significativo premio rispetto al valore di ingresso dell’Istituto nell’investimento (32 milioni di euro per la società titolare del 90% del capitale della società ungherese proprietaria dell’immobile)”.

Del resto, lo IOR si era già in precedenza opposto (richiedendo e ottenendo proprio l’ordinanza restrittiva a Malta che è stata ridimensionata nella portata dalla decisione del Tribunale di Budapest) alla vendita delle quote di Cougar Real Estate SA a un primario operatore ungherese a un prezzo congruo e ha anche rifiutato l’offerta formulata da un terzo di acquisire le azioni Kappa di proprietà dell’Istituto a un corrispettivo pari all’investimento effettuato (e superiore al corrente NAV delle azioni). “Lo IOR – ha detto ancora l’Avv. Suriano - dimostra quindi di avere come solo obiettivo il fallimento dell’investimento, che vuole sfruttare come “arma” contro il proprio precedente management, senza alcuna considerazione degli interessi degli altri azionisti del fondo Kappa (prevalentemente Casse di Previdenza italiane), che sono già stati pregiudicati dall’ingiustificato rifiuto dello IOR di onorare gli impegni di sottoscrizione assunti nei confronti di Kappa e quindi di permettere una veloce opera di riqualificazione dell’immobile”.

Optimum ha, quindi, promosso davanti al Tribunale di Malta una serie di iniziative legali finalizzate a garantire le richieste risarcitorie derivanti dalle illegittime azioni dello IOR, compreso il suddetto provvedimento cautelare maltese nei confronti di Futura Funds Sicav plc e Cougar Real Estate SA. Tra i risultati più importanti, si segnalano il provvedimento cautelare di sequestro conservativo dei beni detenuti a Malta dallo IOR per 29,5 milioni di euro (marzo 2020) e il successivo sequestro conservativo di conti correnti bancari presso istituti di crediti dell’Unione Europea (European Account Preservation Order o EAPO – novembre 2020), che sono stati richiesti e ottenuti a Malta da Futura Funds SICAV Plc.